In Sound Mind – Recensione: L’Elogio della Follia

I distrurbi mentali e le patologie legate alla complessa psiche umana hanno sempre esercitato un grande fascino sul mondo dei videogame. Molti titoli hanno affrontato l’argomento, immergendo lo spettatore in percorsi narrativi dove il confine tra la realtà e l’immaginazione diventa estremamente labile. La follia della protagonista di Hellblade: Senua Sacrifice, la furia omicida dell’assassino di Manhunt oppure l’irresistibile ironia di Psychonauts, sono solo alcuni esempi di appear la componente videoludica possa utilizzare le tematiche citate in modi completamente diversi, adattando storie, ambientazioni e gameplay all’infinita complessità del nostro cervello.

In Seem Head di We Generate Stuff ci mette nei panni di chi cura quotidianamente queste problematiche, ovvero uno psicologo costretto a vivere gli incubi dei suoi pazienti in prima persona. Un survival horror in soggettiva che pur peccando in originalità si è rivelato una gradita sorpresa ennesima, interessante opera di una scena indie sempre più florida e ispirata.

Sogno o Son Desto?

Come anticipato l’attore principale dell’avventura è Desmond Wales, uno psicoterapeuta che svolge il suo mestiere presso la fantomatica località di Milton Haeven. La storia che vivremo attraverso gli occhi del protagonista, prende il by way of in un complesso abbandonato, struttura tra le poche sopravvissute advertisement una terribile alluvione. La “metaforica” acqua ha letteralmente cancellato la città e gli unici elementi che emergono dallo scenario write-up apocalittico sono i pochi tetti degli edifici più alti. Ovviamente non ricordiamo gli eventi precedenti al nostro risveglio né tantomeno i motivi che ci hanno portato nella lugubre struttura. Occur nella maggior parte dei titoli appartenenti al genere il nostro primo obiettivo sarà quello di reperire una torcia for each avanzare nell’oscurità delle ambientazioni, capaci di celare delle inquietanti minacce. Una volta che ci saremo procurati anche uno strumento di difesa (una pistola), avrà inizio un’avventura nella quale dovremo sopravvivere agli attentati di una misteriosa figura che ci ritiene responsabili della morte di alcuni dei nostri pazienti.

Senza fornirvi ulteriori e sgraditi dettagli sulla trama, aggiungiamo solo che il percorso narrativo di In Audio Mind, seppur estremamente lineare nello svolgimento, non è avaro di idee brillanti e graditi colpi di scena, tra frequenti leap scare e sequenze oniriche nelle quali vivremo i ricordi disturbati delle persone che abbiamo assistito. La decina d’ore necessarie a completare l’avventura scorrono by using piacevolmente e non possiamo che lodare l’ottima sceneggiatura alla base del titolo, foriera di una storia tanto macabra quanto intrigante.

Orrore in Musicassetta

In Sound Intellect si è rivelato decisamente “classico” anche nel gameplay, proponendo le tipiche meccaniche di gioco della categoria con qualche spunto interessante. In poche parole dovremo esplorare le ambientazioni alla ricerca degli elementi funzionali sia alla sopravvivenza che alla soluzione dei numerosi enigmi, affrontare le poche tipologie di nemici che proveranno advertisement ostacolarci e liberarci del boss di turno al termine del livello. Quanto affermato non deve però trarre in inganno visto che l’opera di We Build Stuff riesce a svolgere il suo compito con uno stile peculiare, rafforzato dall’opprimente atmosfera nella quale è ambientata. Il titolo gioca continuamente con la visuale dello spettatore e risulta alquanto spaventoso nella prima parte, per poi lasciare spazio advert un componente motion più marcata nella seconda.

In entrambe le sezioni menzionate l’azione è accompagnata da una grande quantità di enigmi, ricchi di soluzioni sorprendenti e coraggiose che rendono il percorso guidato particolarmente coinvolgente. Nonostante non siamo di fronte a puzzle eccessivamente complessi, vanno lodate le scelte stilistiche degli sviluppatori in grado di sfruttare il semplice stage style degli scenari nel miglior modo possibile. Le musicassette che danno accesso ai mondi “spirituali” del gioco possono essere introdotte liberamente nel mangianastri anche dopo aver completato lo phase, in modo da poter rivivere una specifica parte dell’avventura in cerca dei collezionabili e dei potenziamenti (sotto forma di medicinali) che non siamo riusciti a reperire. Una piccola, gradita concessione alla libertà esplorativa, in grado di donare un pizzico di personalizzazione all’esperienza di gioco.

Uno dei principali pregi del titolo è quello di riuscire a conquistare l’utente, mascherando dietro la sua avvolgente immediatezza, la totale mancanza di elementi realmente originali e innovativi. In poche parole il “già visto” non risulta mai fastidioso e si giunge ai titoli di coda senza mai provare noia o palesi sensazioni di deja vù. In Sound Mind non è strutturato per innovare il suo genere di appartenenza, ma riesce a centrare pienamente il suo obiettivo: raccontare una storia. Nel complesso il titolo ci ha divertito e appassionato in tutta la sua durata, nonostante qualche raro frangente ripetitivo, incapace di rovinare la valutazione di un’esperienza sicuramente positiva.

Incubi Outdated Gen

L’aspetto più debole del gioco risiede nel comparto tecnico. Pur considerando la natura indipendente della produzione e il discreto lavoro proporzionato alle risorse disponibili, risulta difficile chiudere un occhio su un motore grafico poco performante che mostra il fianco a varied imperfezioni. Le texture peccano di cura e definizione contribuendo advert un aspetto visivo piuttosto lontano dalle produzioni moderne. Spesso siamo rimasti delusi da scenari palesemente trascurati, forieri di un amalgama di pixel scarsamente definiti. Gli effetti luce svolgono sufficientemente il proprio compito, gestendo con il giusto dinamismo solo il fascio della nostra preziosa torcia senza purtroppo evitare alcuni inguardabili strafalcioni negli scenari pre renderizzati. L’esempio più lampante è l’orribile luce che filtra dalle finestre del nostro studio dove i pulviscoli di polvere sono intrappolati in sconcertanti forme rettangolari.

Le animazioni disarticolate dei nemici riescono a fornire una sensazione di disagio solo nella penombra, svelando palesi limiti nel momento in cui vengono pianamente illuminate. Si avverte spesso la sgradevole sensazione di essere ritornati indietro di un paio di generazioni videoludiche, un aspetto che pur non inficiando la godibilità del gameplay, non può essere omesso nell’analisi del titolo. Anche il comparto sonoro alterna aspetti discreti a qualche sensibile mancanza. La ottima soundtrack accompagna l’azione mostrata su schermo nel modo giusto, con composizioni ispirate che sottolineano tanto i momenti più malinconici quanto quelli più angoscianti. Gli effetti contribuiscono discretamente ad alimentare l’atmosfera ansiogena del gioco ma risultano piuttosto scarni e ripetitivi. Il doppiaggio inglese (il titolo è sottotitolato in italiano) si è rivelato altrettanto incostante nelle interpretazioni, passando da frangenti dotati del giusto pathos a sequenze davvero piatte.

Elogio della Follia

Nonostante la scarsa originalità e i limiti tecnici, In Seem Thoughts si è rivelato un’autentica sorpresa. L’equilibrio della componente survival, l’opprimente atmosfera e l’intrigante struttura degli enigmi lo rendono consigliato agli amanti del brivido che si ritroveranno intrappolati in un incubo da vivere tutto di un fiato. Nel soppesare pregi e difetti è innegabile che l’opera di We Develop Things possa ritagliarsi il suo piccolo e meritato spazio in una categoria ormai inflazionata da titoli troppo simili tra loro. Purtroppo il motore grafico del gioco fatica sia a rendere merito alle idee in esso rappresentate, sia a fornire il giusto aspetto visivo all’esperienza che potrebbe risultare piuttosto indigesta agli utenti più esigenti e ai sostenitori del motto “l’occhio vuole la sua parte”. Se non appartenente a nessuna delle categorie appena citate, In Seem Thoughts saprà condurvi nei meandri della sua oscura follia nella quale sarà piacevole abbandonarsi.

Versione Provata: PlayStation 5