Deathloop – Recensione: siete pronti a spezzare il loop?
Dopo aver fatto brillare la serie Dishonored, lo studio lionese di Arkane abbandona l’Impero delle Isole per gettare l’ancora a Blackreef, un pezzo di terra abitato da sociopatici. Vivono lo stesso giorno in loop grazie a una sofisticata installazione protetta da un esercito di guerrieri. Il granello di sabbia che potrebbe bloccare questo ingranaggio si chiama Colt, un individuo dal passato misterioso che decide di porre fine a questa follia. Con questa audace storia di loop temporali, Arkane Studios è riuscita ancora una volta a dimostrare il proprio valore.
Un giorno all’inferno
Colt non è al suo meglio quando torna in sé su una delle spiagge di Blackreef. Vittima di allucinazioni quantomeno originali, vede delle frasi fluttuare nell’aria come se uno spirito maligno stesse giocando con lui rivolgendogli poche parole all’interno del libro aperto che è la sua vita. Un libro rilegato a pagine bianche, Colt soffre di amnesia nel momento in cui il giocatore indossa i suoi panni per la prima volta. Ciò che sbloccherà la situazione si basa su un’esperienza a dir poco traumatica: la sua stessa morte. Svegliandosi ancora una volta con la guancia contro la sabbia, Colt realizza l’impensabile. Su quest’isola, il giorno scorre indefinitamente. Che muoia o aspetti la notte, è condannato a svegliarsi amareggiato davanti al mare, ma incontrare una certa Julianna lo aiuterà a mettere ordine nelle sue idee. Se vuole uscire da questo pantano, dovrà uccidere gli otto psicopatici che governano l’isola, chiamati “Visionari“. Deathloop è anche e soprattutto la storia di due protagonisti dagli interessi divergenti. Colt, il personaggio principale, vuole rompere il loop mentre la sua antagonista, Julianna, tenta l’impossibile per proteggerlo.
Il percorso segnato delle prime ore di gioco lascia rapidamente il posto a un mondo semi-aperto pieno di segreti da scoprire. Braccato come una preda indifesa all’inizio del gioco, Colt deve imparare a muoversi di soppiatto per sopravvivere. Grazie al suo Hackamajigk può hackerare oggetti con antenne come telecamere e torrette. Inoltre, ha la capacità di muoversi silenziosamente mentre è accucciato ed eliminare i suoi avversari avvicinandosi alle loro spalle, meccanica ben nota ai fan dei giochi stealth. Colt ha inoltre la capacità di segnalare i suoi nemici così da tenerli d’occhio e capire i loro percorsi. Questa meccanica, oltre a rivelare la loro posizione (anche attraverso ostacoli), ci permette di scoprire anche l’armamentario di cui sono dotati. Dopo vari loop ed esplorando aree seguendo l’indicatore di missione, il giocatore raccoglie varie tracce che si rivelano essere obiettivi da completare in un loop successivo o da attivare in altri momenti. In effetti, Deathloop non ha un classico ciclo giorno-notte. La giornata, infatti, è suddivisa in quattro momenti chiave: mattina, mezzogiorno, pomeriggio e sera . L’unico modo per passare da un periodo all’altro è cambiare quartiere o passare velocemente il tempo nella schermata di selezione delle missioni. Ciò significa che Colt ha tutto il tempo per esplorare un’area da cima a fondo: solo un cambio di settore fa passare effettivamente le ore. Una regola tutt’altro che naturale che va imparata per comprendere meglio l’universo del titolo.
Non mostrare pietà!
L’isola di Blackreef è divisa in quattro aree da visitare: The Complex, Updaam, Karl’s Bay e Fristad’s Rock. Tutte queste aree sono collegate da una rete sotterranea. Ognuno di questi distretti ospita i Visionari in diversi momenti della giornata: Charlie Montague il creativo, Fia Zborowska l’artista, Harriet Morse l’allenatore di sviluppo personale, Egor Serling l’esploratore, Frank Spicer il musicista, Aleksis Dorsey il piantagrane, Wenjie Evans lo scienziato e Julianna Blake l’antagonista.
Ogni momento della giornata ha le sue sfide e i suoi eventi chiave. Alcuni stabilimenti aprono solo nel pomeriggio, mentre i personaggi possono essere incontrati solo di notte, ad esempio. La missione principale è quindi quella di uccidere tutti i Visionari presenti su Blackreef durante lo stesso loop. Il problema è che questa missione è teoricamente impossibile a causa dei protocolli di sicurezza in vigore e del fatto che i capi si trovano alla stessa ora del giorno in due quartieri diversi. È qui che gli indizi raccolti durante l’avventura rivelano la loro utilità. A forza di ricerche, Colt scoprirà modi per aggirare i diversi problemi che si incontrano nelle fasi iniziali dell’avventura (che non citeremo per lasciarvi il piacere della scoperta). Fortunatamente, Arkane ha pianificato tutto per rendere la vita più facile al giocatore dandogli la possibilità di apparire nel distretto che vuole nel momento che vuole quando si nasconde nella rete sotterranea. Gli sviluppatori hanno anche implementato menu puliti, nitidi e precisi che danno all’utente tutta l’efficienza necessaria per migliorare le proprie armi e le proprie abilità speciali. Nel menu è presente anche una scheda che mostra tutti gli obiettivi attuali in base all’ora del giorno, utile per concordare un programma prima di iniziare un nuovo ciclo.
Returnal Parte 2?
Nonostante ciò che viene insegnato nei primi istanti dell’avventura, morire non corrisponde ad un ritorno automatico al punto di partenza, dal momento che Colt ha in realtà tre vite prima di morire definitivamente. In caso di morte improvvisa, viene eseguito un riavvolgimento del salvataggio finché il conteggio delle vite non scende a zero. Questo processo è il benvenuto per due motivi. Il primo è quello di ridurre la frustrazione legata al lato roguelite, poiché tre errori invece di uno riporteranno l’avventuriero all’ inizio del livello. Il secondo è dare al giocatore la possibilità di sperimentare molte possibilità senza avere troppa paura di morire. Alcuni useranno una di queste vite bonus per disinnescare alcune trappole kamikaze, mentre altri cercheranno di attraversare le sporgenze sopra il vuoto per trovare una scorciatoia.
Il lato positivo della questione è che questo contatore di resurrezione vi ridà le vite perse ad ogni cambio di quartiere e che è possibile azzerarlo in un’area raccogliendo i residui nel cadavere di Julianna, l’antagonista che regolarmente invade la partita del giocatore. I visionari sono dotati, la maggior parte di loro, di moduli che garantiscono abilità soprannaturali che possono essere rubate. La cosa bella è che questi protagonisti non sono dotati di vite particolarmente corpose: sono appena più resistenti dei normali NPC. Solo le loro abilità speciali li rendono più pericolosi della media.
Quando la giornata finisce o quando il giocatore incontra qualcuno più forte di lui, Colt inizia un nuovo ciclo. Quindi perde la sua attrezzatura acquisita durante i suoi viaggi. Tuttavia, una volta padroneggiata la meccanica del Residuo, gli si aprono nuovi orizzonti. Spendendo questa risorsa che viene raccolta dai corpi esanimi dei Visionari o tramite determinati elementi dello scenario, l’utente ha il potere di “salvare” vari elementi da un loop all’altro, siano essi armi, amuleti, o anche moduli. Man mano che l’eroe avanza nella sua missione di spezzare il loop, apprende di più sul suo passato e su quello degli altri protagonisti. Inizialmente indifeso e con nessuna memoria, perso nell’immensità di Blackreef che ospita intimidatori psicopatici, Colt diventa rapidamente una macchina da guerra che salta di tetto in tetto, in grado di teletrasportarsi e catapultare in aria i suoi avversari. Questo esilarante aumento di potenza rende possibile completare il ciclo finale senza troppe difficoltà in un festival di azione frenetica. E pensare che era necessario percorrere le strade in maniera stealth e fare attenzione ad hackerare i rilevatori dell’isola per evitare di essere bucherellati dalle armi dei nemici durante la prima metà dell’epopea!
Il codice nascosto in fondo al cassetto
Sebbene faccia di tutto per suggerire il contrario, Deathloop ha una struttura dopotutto classica. Colt ha un obiettivo, distruggere i Visionari, e quell’obiettivo si evolverà man mano che completerà con successo le missioni proposte. A poco a poco, il mistero verrà svelato e la via d’uscita perfetta da questo inferno prenderà forma. Una volta completate tutte le missioni nella scheda “Tracce“, viene visualizzato l’obiettivo finale. Ciò significa che non spetta all’utente cercare di trovare la soluzione ideale: lascia che sia il gioco a indicare la via definitiva da seguire raggiungendo tutti gli obiettivi principali. Il giocatore deve solo seguire il suo marcatore per progredire, senza doversi necessariamente fare troppe domande.
Solo tre missioni richiedono l’analisi di elementi specifici (foto, testi, note) senza una vera e propria guida. Inoltre, ascoltare con attenzione gli NPC stanno chiacchierando tra di loro può aiutare con alcuni enigmi. In generale, tutto è abbastanza intrecciato da non sentirsi mai persi. A causa del loop ovviamente vi verrà richiesto di andare in aree già visitate grazie alle informazioni acquisite durante la progressione. Ad esempio, un codice trovato nel Complesso può sbloccare un importante forziere in Updaam durante un nuovo ciclo. A differenza della stragrande maggioranza degli altri personaggi, Colt è consapevole che il giorno si sta ripetendo. Tenete quindi presenti tutti gli elementi che facilitano il progresso e le vostre scorribande per le mappe di gioco. Sebbene le prime tre ore di gioco siano un enorme tutorial che insegna le tante, tantissime regole che governano il suo universo, Deathloop fa tutto il possibile per non perdere gli avventurieri lungo la strada.
Più vicino a un Rage 2 che a un Dishonored nei toni, Arkane questa volta si è concentrata su dialoghi stravaganti, battute più o meno divertenti e decorazioni fluorescenti. Il doppiaggio italiano è davvero sublime. I dettagli divertenti sono innumerevoli (come gli sketch tra Colt e Julianna quando quest’ultima riesce ad ucciderlo) mentre il numero di “puttane” pronunciate durante l’epopea è di gran lunga più prodigioso delle tecnologie messe in campo dai cervelli corrotti di AEON. Se la direzione artistica è gradevole con un’ispirazione anni Sessanta/Settanta che si nota anche nell’ottima colonna sonora, il comparto tecnico è un po’ meno esaltante. Su PlayStation 5 spesso si ha l’impressione di giocare una versione PS4 potenziata, indipendentemente dalla modalità visiva selezionata nelle opzioni. La modalità Performance consente il 4K dinamico a 60 fps, la modalità qualità ha anch’essa il 4K dinamico con una grafica più bella ma framerate un po’ più ballerino e la modalità raytracing offre un 4K dinamico con raytracing a 30 fps. Inoltre, ogni tanto si presentano alcuni bug grafici e alcuni problemi di script e di collisioni. Detto questo, il design dei livelli realizzato da Arkane fa ancora una volta miracoli. I livelli presentano sempre più percorsi per raggiungere i vari obiettivi: c’è sempre una sporgenza, un appiglio o un cornicione che si nota ad ogni nuovo passaggio nella stessa zona e che può far avere approcci totalmente differenti o inedite strategie di fuga.
Gunplay al servizio del gameplay
A differenza di altre produzioni dello studio lionese in cui l’azione cruda è raramente incoraggiata, far parlare la polvere da sparo è spesso il linguaggio migliore in questo ciclo temporale, specialmente con l’avvicinarsi del gran finale. Venduto come un “Dishonored con le pistole’“, Deathloop si impegna a rendere interessanti i suoi combattimenti. Colt può inizialmente trasportare fino a tre armi (da selezionare grazie a una ruota di selezione). E ci sono esplosioni! Con pistole, mitra, fucili a pompa, fucili da cecchino e granate, tutti gli amanti dei titoli d’azione troveranno pane per i loro denti. La scelta è abbastanza ampia da adattarsi a diversi stili di gioco, mentre le piastrine danno un netto vantaggio se si capisce dove posizionarle con attenzione. Gli oggetti di cura come i distributori di munizioni abbondano nei vicoli di Blackreef. Il messaggio sembra chiaro: la carneficina potrebbe essere la soluzione più efficace. Con un’arma in ogni mano in stile John Woo o affidandosi al duo modulo/arma da fuoco, saranno i vostri avversari a preoccuparsi del vostro arrivo, non il contrario. Più il giocatore si avvicina alla fine, più anche i nemici diventano agguerriti. Purtroppo l’intelligenza artificiale fa fatica a gestire tutte le possibilità offerte al giocatore senza mettere in atto comportamenti assurdi. Non è raro vedere un avversario fare i suoi soliti giri mentre uno dei suoi compagni è crollato ai suoi piedi.
Armi di distruzione
Colt può equipaggiare tre armi da fuoco e ha un machete, granate e un Hackamajig (per hackerare dispositivi con antenne). Ha anche due slot per equipaggiare i moduli, tipi di poteri speciali che vanno dall’invisibilità ai poteri telecinetici. Infine, può equipaggiare miglioramenti (piastrine) sulle sue armi o su se stesso per diventare più potente.
Per controbilanciare il comportamento approssimativo degli avversari controllati dall’IA, Arkane ha incorporato una componente multiplayer PvP nella sua esperienza per giocatore singolo. Durante il gioco, i giocatori possono incontrare una Julianna guidata da un altro utente. In caso di invasione, le porte che danno accesso ai tunnel vengono bloccate e sbloccate solo hackerando l’antenna radio locale oppure uccidendo l’invasore. In modalità offline ci sarà una Juliana diretta dalla CPU che infastidirà le nostre scorribande. Inutile dire che in questa configurazione il confronto è molto più semplice. Se la celebre antagonista può manifestarsi fin dalle prime missioni con Colt, in realtà è la promessa di un endgame che ci metterà dall’altra parte della barricata, poiché nessun elemento ci invita davvero a tuffarci di nuovo in Deathloop una volta visualizzati i titoli di coda. Julianna può fare affidamento sugli NPC e sulla sua capacità di cambiare il suo aspetto per ingannare l’occhio vigile del giocatore. Ma come Colt, può trovare un sacco di miglioramenti. A differenza dell’eroe sopra menzionato, la giovane cacciatrice ha una sola vita per cercare di annientare il suo principale nemico. Così, il lavoro di Arkane offre momenti di pura tensione. Quando una Juliana invade il gioco mentre il contatore della vita è a zero, è meglio avanzare con cautela, anche se pochi minuti prima avevamo giocato al supereroe contro le orde di NPC.
Sicuramente a loro agio con le meccaniche di gioco riprese in parte dai loro lavori precedenti Arkane firma con Deathloop un ottimo FPS, tanto interessante quanto stravagante. Più orientato all’azione di Dishonored, il titolo di Bethesda raggiunge rapidamente un livello di profondità ma anche di rara complessità, anche per un’opera di Arkane. L’aspetto ripetitivo necessariamente legato al tema del gioco è intelligentemente ridotto dalla varietà delle situazioni, dalla possibilità di incontri (con Julianna) e dall’aumento di potere nelle mani del giocatore. Godendo di un concept di loop temporale originale e ben implentato, Deathloop incoraggia esperimenti di ogni tipo in un universo che si discosta drasticamente da ciò che i lionesi hanno già prodotto. Ed è bello vedere che lo studio non riprende sempre gli stessi mondi ma che abbia deciso di cimentarsi in un prodotto così ambizioso.